Sonetti Romaneschi

Da cristiano! Si mmoro e ppo’ arinasco, Pregh’Iddio d’arinassce a Rroma mia. (G. Belli)

ER CONGRESSO DE LI CAVALLI

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)

Un giorno li Cavalli,
stufi de fa' er servizzio,
tennero un gran comizzio de protesta.
Prima parlò er Cavallo d'un caretto:
— Compagni! Si ve séte messi in testa
de mijorà la classe,
bisogna arivortasse a li padroni.
Finora semo stati troppo boni
sotto le stanghe de la borghesia!
Famo un complotto! Questo qui è er momento
d'arubbaje la mano e fasse sotto!
Morte ar cocchiere! Evviva l'anarchia!
— Colleghi, annate piano,
— strillò un Polledro giovene
d'un principe romano —
ché si scoppiasse la rivoluzzione
io resterebbe in mezzo a un vicoletto
perché m'ammazzerebbero er padrone.
Io direbbe piuttosto
de presenta un proggetto ne la quale...
— Odia micchi, gras tibbi, è naturale!
— disse un Morello che da ventun'anno
stracinava er landò d' un cardinale —
Ma si ce fusse un po' de religgione
e Sant'Antonio nostro c' esaudisse... —
Antonio abate, protettore delle bestie.
L'Omo, che intese, disse: — Va benone!
Fintanto che 'sti poveri Cavalli
vanno così d'accordo
io faccio er sordo e seguito a frustalli!

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